Disabilità, didattica
speciale e ruolo delle tecnologie
Disabilità e didattica speciale
Con il termine disabilità viene
normalmente intesa la conseguenza esterna di un deficit, congenito o
patologico, di natura fisica, psichica, sensoriale o motoria. Il termine
inglese “handicap” viene invece utilizzato per indicare una situazione di
svantaggio che può insorgere quando la disabilità interferisce nelle
aspettative della persona condizionando, in senso restrittivo, la sua vita
quotidiana.
In ambito scolastico l’handicap
emerge quando, in conseguenza di un deficit o di una menomazione, allo studente
non viene data la possibilità di sviluppare tutte le sue potenzialità e
capacità, limitando lo sviluppo di competenze e l’appropriazione di conoscenze
che caratterizzano uno o più ambiti disciplinari. Nella scuola italiana il
numero degli alunni che presentano disabilità di tipo sensoriale o motorio è
pressoché costante (circa l’1, 68% di tutti gli alunni nell’anno scolastico
2001/2002)2 , mentre risulta in aumento il numero di coloro che presentano
disabilità intellettive, disturbi specifici di apprendimento, disturbi
emozionali e comportamentali, differenze sociali e culturali, malattie fisiche
e altre situazioni di difficoltà.
Emerge a questo proposito il bisogno
di una didattica speciale fondata non più su un’idea di scuola speciale,
separata e segregante (come succedeva alcune decine di anni fa), e neppure su
un’idea di scuola normale nella quale lo studente disabile viene inserito ma
non integrato, cioè senza che la scuola sia in grado di offrirgli reali e
concrete possibilità di sviluppo e apprendimento.
Il riferimento per un nuovo tipo
di didattica speciale in grado di realizzare un reale processo di integrazione
scolastica può essere trovato nella nozione di Speciale Normalità elaborata da
Ianes (Ianes, 2001). Questo tipo di didattica affronta i bisogni educativi
degli studenti disabili all’interno di un quadro che da una parte assume come
riferimento la normalità del bisogno di formazione, cioè una formazione il più
possibile rispondente alle normali richieste dei normali luoghi di vita, e
dall’altra considera la specialità della persona, nelle sue condizioni di
salute, nelle sue funzioni e struttura di corpo e nelle sue capacità personali.
Si tratta di una didattica per tutti, per gli studenti dichiarati
disabili, per coloro che pur non essendo riconosciuti come disabili presentano
bisogni educativi speciali (deficit di attenzione, di autostima, disturbi di
apprendimento…), e anche per gli studenti “normali”, ognuno dei quali ha
proprie caratteristiche, un proprio stile di apprendimento, bisogni e interessi
specifici e differenziati.
Una didattica orientata alla
speciale normalità è una didattica che persegue concretamente l’integrazione
scolastica sul piano operativo, sul piano dell’accesso ai contenuti, sul piano
dello sviluppo di competenze. In questo quadro riteniamo che le tecnologie
didattiche possono assumere tre diversi ruoli che corrispondono ad
altrettanti modi di intendere l’agire educativo orientato alla Speciale
Normalità:
- strumenti compensativi, per
“fare”, per “abilitare”, per svolgere e rendere normali attività altrimenti
precluse (integrazione sul piano operativo);
- strumenti per sviluppare
capacità e competenze disciplinari in contesti di apprendimento che rispondano
ai bisogni formativi degli studenti coinvolti (integrazione sul piano dello
sviluppo delle competenze);
- strumenti per apprendere
conoscenze e contenuti nel rispetto delle modalità di accesso alle informazioni
più adeguate per gli studenti coinvolti nell’uso (integrazione nell’accesso
alle conoscenze).
Tale polivalenza di ruoli può
favorire lo sviluppo di una didattica orientata alla speciale normalità
favorendo il raggiungimento dell’autonomia nell’organizzazione dello
studio e una indipendenza nella produzione.
Il ruolo compensativo delle tecnologie didattiche
Come precedentemente esposto, le
tecnologie didattiche, hanno la capacità di superare un limite operativo,
consentendo all’alunno disabile di esprimere al meglio le proprie potenzialità
e di raggiungere risultati proporzionali alle capacità e all’impegno dedicato. L’integrazione sul piano operativo si attua
mettendo il disabile in grado di compiere le stesse attività svolte dagli altri
studenti in classe attraverso l’adozione di appositi strumenti che sono
concepiti per consentire allo studente disabile di fare ciò che altrimenti non
potrebbe, oppure di farlo con minore sforzo o dispendio di energia, oppure di
farlo in modo più sicuro o psicologicamente più accettabile. In questo quadro
le TD assumono il ruolo di strumenti compensativi, per fare, per
abilitare, per svolgere normalmente attività altrimenti precluse (il poter
fare).
Per realizzare una reale
integrazione operativa attraverso l’uso di TD occorre attuare la scelta di
tecnologie hardware e software che sappiano sempre tener conto dei bisogni
specifici che caratterizzano ciascuna disabilità. E’ noto ad esempio che studenti
che presentano deficit visivi e motori hanno necessità di strutture
hardware specifiche per potersi integrare operativamente nelle normali attività
di classe, così come per gli studenti disabili visivi, ad esempio, la
postazione ideale prevede, in linea di massima, un qualsiasi PC multimediale e
come dotazione hardware scanner e stampante. Come ausili specifici possono
essere introdotti software ingrandenti (per ipovedenti) con o senza rinforzo
vocale, screen reader (per ciechi) con sintesi vocale o display braille12 .
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